Overtourism: il lato oscuro delle vacanze da sogno?

Tempo di lettura: 4 minuti

Abitando in una zona contigua ad una destinazione ad elevato interesse turistico, con un grande coinvolgimento di passaggio ,quest’inverno quando mi trovai a transitare in una colonna che procedeva come un lento serpentone, più di qualche imprecazione mi è passata per la testa. Il fatto poi di lavorare da oltre 10 anni in ambito turistico, mi ha fatto ritornare un po’ più riflessivo e pacato nei confronti di questo flusso turistico che, oltre ad alimentare il mio lavoro,  è una fondamentale risorsa del territorio in cui vivo. Questo disagio ,associato ad altri nella fruizione di servizi locali, potrebbero essere assimilati nel concetto di OVERTOURISM.

Prendo testuale la citazione da Wikipedia:

L’overtourism[1][2] (o sovraffollamento turistico)[3][4] è un fenomeno definito dall’Organizzazione mondiale del turismo come “l’impatto del turismo su una destinazione, o parti di essa, che influenza eccessivamente e in modo negativo la qualità della vita percepita dei cittadini e/o la qualità delle esperienze dei visitatori”

Quindi l’overtourism si verifica quando una destinazione turistica è sovraffollata, con un flusso turistico così intenso da danneggiare l’ambiente, la cultura e il tessuto sociale del luogo e questo fenomeno può manifestarsi in molteplici modi, tra cui congestione stradale, aumento dei prezzi degli immobili, degrado ambientale e sovraffollamento dei siti storici.

Che impatto può avere sull’esperienza turistica?

Mentre i turisti cercano di immergersi nella bellezza e nell’autenticità di un luogo, l’overtourism può rovinare questa esperienza, le lunghe code, le folle e la mancanza di spazio possono rendere difficile apprezzare veramente la destinazione, inoltre, l’aumento dei prezzi dovuto alla domanda elevata può escludere i viaggiatori con budget limitati, limitando l’accesso a determinate aree solo a coloro che possono permetterselo.

La città di Venezia per esempio, proprio quest’anno, per cercare  di limitare un po’ il fenomeno ha introdotto un “biglietto d’ingresso” alla città antica per 29 giornate all’anno, quelle di maggior affluenza che coincidono con festività e ponti:

E proprio un paio di giorni fa, emergono i dati in chiusura della prima fase di sperimentazione che evidenziano alcuni aspetti positivi, sia dal punto di vista economico(raccolti circa 700.000 euro per le 29 giornate), sia per l’accettazione da parte del turista non pernottante di questo “ticket”, che potrebbe in futuro subire aumenti tariffari in ragione del livello di congestione della città stessa. [fonte Sky TV: link]

 

Mentre l’impatto sugli abitanti locali?

L’aspetto più critico dell’overtourism riguarda gli abitanti locali, infatti questi residenti vedono spesso il loro ambiente di vita trasformato in un parco a tema turistico, con conseguenze sulla loro qualità della vita che possono peggiorare. Il sovraffollamento può portare a un aumento del rumore, dell’inquinamento e della perdita di identità culturale ed inoltre, i prezzi elevati degli immobili possono costringere i residenti ad abbandonare le proprie case per fare spazio agli affitti turistici, causando un’espulsione forzata dalle proprie comunità. Sempre Wikipedia cita l’esempio del quartiere di Barcellona chiamato Barceloneta che ha perso quasi 2.000 abitanti residenti in 5 anni grazie all’aumento del turismo e conseguente aumento dei prezzi delle abitazioni locali.

Come possiamo affrontare l’overtourism per garantire un equilibrio tra turismo sostenibile e benessere delle comunità locali?

In più di una circostanza, assistendo a dibattiti e confronti, ho maturato l’idea che le strade da perseguire al fine di ridurre, o quantomeno mitigare questo fenomeno, potrebbero riassumersi in questi punti:

  1. Diversificazione delle destinazioni: Ridurre la pressione sulle destinazioni più popolari promuovendo luoghi meno conosciuti ma altrettanto affascinanti. Questo può aiutare a distribuire il flusso turistico in modo più uniforme e a ridurre il sovraffollamento in luoghi iper-turisticizzati. Chiaramente i social hanno significativamente contributo a promuovere alcune destinazioni, a farle diventare oggetto di interesse ed in parte amplificare il fenomeno.
  2. Gestione del flusso turistico: Introdurre limiti al numero di visitatori consentiti in determinate attrazioni o implementare sistemi di prenotazione obbligatoria può aiutare a mantenere un equilibrio tra turisti e abitanti locali(vedi il caso sopra citato di Venezia).
  3. Educazione dei turisti: Informare i viaggiatori sui comportamenti responsabili durante il viaggio, come il rispetto delle culture locali, la riduzione dei rifiuti e il supporto all’economia locale, può contribuire a mitigare gli impatti negativi dell’overtourism.
  4. Coinvolgimento delle comunità locali: È fondamentale coinvolgere gli abitanti locali nel processo decisionale riguardante il turismo nella propria area, quindi ascoltare le loro preoccupazioni e incoraggiare la partecipazione attiva può portare a soluzioni più efficaci e accettabili per tutti.
  5. Promozione del turismo sostenibile: Incentivare pratiche turistiche sostenibili, come il trasporto pubblico, l’uso di energia rinnovabile e il supporto a iniziative locali di conservazione, può contribuire a ridurre l’impatto ambientale del turismo.

L’overtourism è una sfida complessa che richiede un approccio olistico e collaborativo per essere affrontata con successo. Bilanciare le esigenze dei turisti con il benessere delle comunità locali richiede un impegno congiunto da parte di governi, operatori turistici, residenti e viaggiatori stessi e solo attraverso un approccio sostenibile e responsabile possiamo garantire che il turismo continui a essere una forza positiva per tutti coloro che ne sono coinvolti e nel frattempo è necessario dotarsi (come il sottoscritto)di una buona dose di “calma e sangue freddo” nei periodi critici quando questi “eccessi occupazionali” si palesano maggiormente.

 

92750cookie-checkOvertourism: il lato oscuro delle vacanze da sogno?
You might also like